Un approccio integrato nella progettazione degli edifici permette di raggiungere una migliore qualità dell’opera con riduzione significativa dei rischi e dunque del costo per il cliente.
L’ingegneria dei sistemi complessi ha trovato grandissimi vantaggi nella introduzione dei principi e delle pratiche di System Engineering. Progettare in accordo a questi principi vuol dire gestire i requisiti di tutti gli stakeholders (Cliente, Enti, Normative), fin dalle fasi preliminari della progettazione, saper individuare già in fase preliminare alcuni conflitti che potrebbero aversi nella realizzazione di requisiti di stakeholders diversi, con conseguenti modifiche in fase avanzata di progettazione o peggio durante la realizzazione dell’opera.
Perché queste pratiche possono essere utili anche nella realizzazioni di opere residenziali o industriali di piccola o media entità?
Definizione di tutti i requisiti in fase iniziale: Raccogliere e documentare tutti i requisiti in fase iniziale consente ai progettisti di essere sicuri di non tralasciare nulla. Nella raccolta dei requisiti dovranno tenersi in considerazione non solo i desideri del clienti (i requisiti per cui paga e di solito è contento di pagare) ma anche quelli normativi (norme tecniche di costruzioni, regolamenti regionali, comunali, etc…), obiettivi di efficienza energetici da raggiungere (p.e. classe energetica dell’edificio), strumenti informatici a disposizione del team di progettazione, etc…. I progettisti dovrebbero sempre analizzare questi requisiti nel loro insieme per verificare se il soddisfacimento di qualcuno possa essere in conflitto con un altro (p.e. il colore esterno dell’edificio scelto dal cliente potrebbe essere in contrasto con i requisiti paesaggistici del territorio). Identificare conflitti nei requisiti nella fase iniziale del progetto consente di proporre tempestivamente più soluzioni al cliente e soprattutto di ridurre i costi rispetto ad una identificazione in fase avanzata di progettazione oppure in corso d’opera. La maggior parte degli errori di progettazione sono dovuti a questa mancata analisi preliminare.
Nella progettazione edile e civile tradizionale, molto spesso i requisiti sono affidati a professionisti diversi, i requisiti strutturali all’ingegnere strutturista, quelli architettonici all’architetto, quelli energetici all’impiantista… e spesso sono oggetto di contratti separati del committente il quale poi non ha le competenze per valutare e integrare le soluzioni, salvo poi accorgersi in corso d’opera di aver fatto richieste in contrasto tra loro o in contrasto con le normative vigenti.
Un approccio integrato vuol dire favorire la collaborazione dei professionisti e delle imprese coinvolte nella costruzione fin dalle fasi iniziali.
Il BIM (Build Integration Model) risponde a questa esigenza? Dal nostro punto di vista solo parzialmente. Il BIM è uno strumento informativo che permette di integrare la progettazione (il che è già sicuramente un passo avanti rispetto al passato), ma sicuramente non è in grado di sostituire il professionista (Project Manager e/o System Engineering) che con le sue competenze è l’unico che può valutare la reale fattibilità di tutti i requisiti nel loro insieme e quindi proporre le alternative al cliente.
Quali sono i vantaggi di questo approccio integrato alla progettazione?
- Meno errori in progettazione (che poi nella maggior parte dei casi non sono esattamente degli errori ma scelte non allineate ad altri requisiti;
- Minor numero di modifiche in corso avanzato di progettazione;
- Minor numero di modifiche in corso d’opera che avrebbero costi enormi per il committente;
- Maggiore collaborazione e migliore comunicazione tra i professionisti coinvolti nella progettazione e tra professionisti e impresa;
- Riduzione dei costi di realizzazione per il cliente.
Leave A Comment